L’inquinamento marino, si sa, è al giorno d’oggi una delle questioni ambientali più preoccupanti del nostro periodo storico. Se in passato si pensava che il rilascio in acque marine di rifiuti e residui chimici non avrebbe avuto nessun impatto, oggi è considerata una vera e propria emergenza.
La quantità di liquami fognari, petrolio e sostanze chimiche presente negli oceani ha raggiunto porzioni davvero vaste ed è un problema globale.
Le principali cause di inquinamento sono caratterizzate dal rilascio di elementi inquinanti in maniera localizzata. Gli scarichi industriali, le emissioni di impianti di produzione o le perdite accidentali da serbatoi o condutture e gli scarichi delle navi che ogni giorno trafficano i nostri mari.
Da tenere in considerazione però, vi sono anche altre fonti di inquinamento che non hanno un punto specifico di emissione, pensiamo per esempio allo scarico di acque reflue, gli scarichi di petrolio o la caduta di sedimenti nel mare dovuta all’agricoltura, alla deforestazione e alla costruzione di zone costiere, o ancora lo smaltimento di batterie o vernici che contengono sostanze dannose per l’ambiente.
Cos’è l’inquinamento chimico del mare? Approfondiamo l’argomento per saperne di più!
Cos’è l’inquinamento chimico del mare?
L’inquinamento chimico del mare riguarda l’introduzione nelle acque di sostanze chimiche nocive. Il problema può derivare da fonti diverse:
- scarichi industriali: gli impianti industriali sono le fonti che generano più inquinamento chimico riversando in mare metalli pesanti, solventi e sostanze nocive che si accumulano nei tessuti dell’organismo;
- sversamenti di petrolio: la fuoriuscita di petrolio, durante il trasporto o da parte di piattaforme offshore, rappresentano uno dei disastri ambientali più devastanti. Il petrolio, si deposita sulla superficie dell’acqua, impedendo l’ossigenazione e contaminando le specie che vi abitano;
- agricoltura intensiva: l’uso di fertilizzanti e fitofarmaci nelle coltivazioni porta allo scarico di nutrienti e sostanze chimiche nei mari. Questo fenomeno causa eutrofizzazione, ovvero la nascita di piante che consumano ossigeno minando la morte di flora e fauna.
- scarichi urbani e domestici: le acque reflue urbane se non trattate, trasportano prodotti chimici, detergenti, microplastiche e sostanze farmaceutiche che possono minare e interferire con la catena alimentare.
- rifiuti tossici: lo smaltimento di batterie, vernici e rifiuti elettronici è un grosso problema poiché rilasciano sostanze inquinanti che si bioaccumulano negli organismi marini per poi arrivare nelle nostre tavole.
Quali sono le conseguenze dell’inquinamento chimico marino?
Le conseguenze generate dall’inquinamento chimico marino sono tante. Innanzitutto, le sostanze chimiche tossiche si accumulano nei tessuti degli organismi marini e sono causa di mutazioni genetiche e danni nello sviluppo delle specie. Le prime vittime sono gli organismi filtratori, particolarmente vulnerabili all’inquinamento.
Non solo, l’inquinamento chimico può entrare nella catena trofica: le sostanze tossiche vengono ingerite da piccoli organismi marini che, a loro volta, vengono mangiati da predatori più grandi raggiungendo l’uomo e causando effetti come intossicazioni, disturbi neurologici e patologie croniche.
Un ulteriore problema è la distruzione delle barriere coralline, con l’alterazione degli habitat costieri e la morte di molte specie marine. Tutti questi problemi si riassumono, infine, con l’eutrofizzazione, ovvero la crescita esponenziale di alghe che creano delle zone morte, prive di ossigeno in cui la vita è impossibile.
Quali soluzioni adottare per ridurre l’inquinamento chimico del mare?
Per proteggere l’ambiente è importante affrontare questo tema e compiere delle azioni strategiche che possono continuare a garantire all’uomo e alle specie che vivono tali habitat, un ambiente sano.
Ecco alcune soluzioni:
- trattamento delle acque reflue: investire in impianti di depurazione all’avanguardia per eliminare le sostanze chimiche dalle acque;
- riduzione dell’uso di pesticidi e sostanze per l’agricoltura: promuovere pratiche agricole sostenibili per ridurre lo scarico di sostanze nocive;
- monitoraggio degli sversamenti di petrolio: sviluppare sistemi di emergenza che si attivano nel momento in cui c’è bisogno di ridurre lo scarico di sostanze chimiche nei mari;
- riciclo dei rifiuti: sensibilizzare sull’importanza di riciclare in modo corretto batterie, rifiuti elettronici per evitare la contaminazione marina;
- riduzione della plastica: anche la plastica è uno tra i problemi principali dell’inquinamento marino, ridurne l’utilizzo può migliorare la situazione degli ecosistemi marini.
Negli ultimi anni, l’utilizzo di nuove tecnologie sta divenendo fondamentale nella lotta contro l’inquinamento chimico nel mare. Sensori avanzati sono oggi in grado di monitorare in tempo reale la presenza di sostanze tossiche nelle acque, fornendo dati utili per identificare le aree marine soggette a rischio.
Inoltre, l’impiego di droni subacquei permette di controllare minuziosamente i fondali per far emergere la presenza di sostanze nocive. Non solo, anche i processi di bonifica si stanno evolvendo grazie a tecniche biologiche.
L’inquinamento chimico del mare è una vera e propria sfida globale che richiede soluzioni immediate. Proteggere gli ecosistemi marini non solo preserva la biodiversità, ma garantisce anche una filiera alimentare più sicura per l’uomo. Ogni piccola azione che mettiamo in atto può contribuire a ridurre significativamente l’uso di sostanze chimiche.
Crescendo in un ambiente sano e in condizioni più vicine a quelle di natura, le orate e i branzini Aqua De Mâ, si trovano in alto mare e le onde e le correnti ne migliorano la qualità. Il mare della Liguria e della Sardegna, fra i più belli e puliti d’Italia, fanno il resto, dando il giusto sapore alle nostre orate e ai nostri branzini.